Questo ruscello scorre vicino la casa in cui sono cresciuto…e che oggi non c’è più. Ci andavo spesso d’estate. Pur non trovandovi mai forme di vita diverse dai girini ero sempre felice di starmene lì a toccare l’acqua e a giocare con i sassi.
Cari amici e lettori, nei prossimi giorni usciranno (come previsto e in accordo con gli autori in questione) diverse interviste e il primo racconto di una storia a puntate scritta da Riccardo Poli. Poi, per un po’ di tempo prenderò una pausa da internet. Né mail, né fb, né cellulare. Accadono tante cose nella vita, quando si accelera. Forse sto correndo troppo anche io. Ho bisogno di rallentare.
“Vado a farmi una nuotata e torno con calma….” (per dirla con le parole di un vecchio pescatore agropolese).
Vi ringrazio tutti per le mail private, i commenti e le continue ( e sempre più numerose) visite a Inkistolio:Storie Orticanti. Siete tantissimi: amici e sconosciuti. Grazie di cuore a ognuno di voi per l’attenzione. Il volontariato culturale in rete favorisce la nascita di rapporti molto belli.
Ringrazio chi si è lasciato intervistare… e chi non si è lasciato intervistare. Chi mi ha fatto leggere bei libri e chi mi ha invitato a non leggere più libri 🙂
Se questo blog esiste lo devo anche a: Annalisa (grazie assai per il supporto infinito e tutto quanto…dico davvero!) e Mattia ( uno come lui dovrebbero inventarlo)…ma grazie pure a Valter Binaghi (scrittore e prof di filosofia) che ora non c’è più. L’avevo conosciuto proprio intervistandolo per Inkistolio.
Per quanto riguarda le storie mie, (anche se Inkistolio sarà fermo per un po’) il blog Terra Nera Mare Blu sulla Comunità de L’Unità funzionerà come sempre. Troverete tante altre storie avvincenti e inedite:
“Qui non crescono i fiori” primo romanzo di Luca Giordano pubblicato da Isbn Edizioni di Milano.
“Qui non crescono i fiori” di Luca Giordano (Isbn Edizioni 2013, 198 pagine euro 17,90). Appunti per una non recensione.
Quando un libro ti piace è difficile scrivere una recensione. Per mille motivi. Dopo aver preso diverse pagine di appunti, ho pensato di provare a parlare di questo libro utilizzando un elenco. Possa perdonarmi l’autore, per questo elenco. Di lui ho molta stima per le storie che pensa e scrive.
“Qui non crescono i fiori” è un libro valido e bello perché:
-Contiene una storia credibile dalla prima all’ultima pagina.
-I personaggi hanno personalità, non sono fatti di carta velina e spago.(Per questo- quando uno scrivere storie valide- si chiamano personaggi e non burattini.)
-Non c’è il lieto fine? C’è? Non ve lo dirò io. C’è un finale giusto e potente.
-Le descrizioni di quel Sud sono molto vivaci e precise: l’autore non vive al sud, ma è uno ha viaggiato a lungo. Muovendosi dentro bei film, bei libri e paesi lontani: per scrivere bene forse non è indispensabile. Diceva un meccanico del mio paese, “Puoi nascere in un Ristorante e da grande vendere chiodi per anni. L’importante è sapere dove mettere i chiodi se si rompe un tavolo da ristorante.”
-Il disegno in copertina è fortemente evocativo. Anche il rosso di cui sono sporche le pagine lo è. Colori a parte, è un libro che ha pure alcuni odori: mentre lo leggi senti la sabbia, il sale, il mare e l’aria che c’è quando alle due di pomeriggio sei al sud e fa’ così caldo che pare voglia venire la fine del mondo. (se poi viene la fine del mondo davvero, meglio attenderla con un buon libro. O no?)
-Le storie (di mare, di famiglia, di disperazione, di rabbia, di sogni, di albe che non arrivano mai e tramonti che sembrano aspettarti con puntualità svizzera) come quella di “Qui non crescono i fiori” sono poche. Mi è venuto in mente che storie così da piccolo mi capitava di leggerle a scuola, nell’antologia delle medie. Erano belle: ma spesso troppo brevi. Questa storia l’ho letta durante la fase di recupero post-intervento al ginocchio. Leggevo e dicevo: caspita, ma questo Giordano da quanto scrive?
-In alcuni punti la storia sembra un racconto per immagini. L’autore è uno sceneggiatore, certo. A rileggerla, questa storia, ti accorgi che l’effetto “appunti visivi” utilizzato in alcune frasi poste fra parentesi tonde è voluto.
-Si legge e si rilegge. C’è un’alternanza narrativa del “prima” e del “dopo” che funziona davvero. Duecento pagine di narrativa contemporanea, di questi tempi (quando non è buona narrativa) ti portano ovunque. “Qui non crescono i fiori” ti fa stare in quello spazio narrativo e basta. Mica male.
-Se proprio non mi credete, posso garantirvi che durante un controllo medico al ginocchio ho raccontato la trama del libro a un medico che legge pochissimo. Ha preso nota del titolo. Poi l’ha comprato davvero, il libro di Luca Giordano.
-Potrebbe non essere un libro perfetto, ma che importa? Si tratta del suo primo romanzo: niente è mai perfetto quando ti cimenti per la prima volta con una materia difficile come la scrittura. Sicuramente è uno dei più bei libri di narrativa contemporanea fra i tanti pubblicati in questo 2013. Lo dico da ex commesso di libreria, non per altro.
-Se amate il mare, il sud, le isole, le famiglie anomale e anche le terre dove non crescono i fiori… questo libro è per voi.
Ps Non mi pagano per scriverne. Niente di niente. Leggo tantissimo, recensisco solo quello che mi piace. Tutto qui.
Nel comunicarvi questa cosa bella pubblico di nuovo l’intervista che le ho fatto qualche giorno fa! buona lettura e grazie 🙂
“Il libro è corpo è organismo vivente che vive nell’armonia celeste e nella geometria frattale degli icosaedri del cielo e nella geometria dell’estasi di quello che chiamiamo anima La nostra natura Mortale…” (Marosia Castaldi*)
Le tue storie sembrano scritte scegliendo ogni parola. Con cura quasi maniacale. Come farebbe un artigiano quando sceglie la materia prima da trasformare. Che rapporto c’è fra le parole che usi per scrivere e i materiali di cui ti servi per le tue opere d’arte?
Io credo che ogni artista ed ogni scrittore sia sempre anche un artigiano delle parole e delle immagini. Io scelgo le parole come farei se dovessi scegliere gli ingredienti per fare un buon pane Che sia buono e bello da guardare e saporito da mangiare Credo che ogni scrittrice stia nelle sue parole come nella cucina avita di una nonna o di una madre di cui eredita l’arte millenaria della cucina e del cucito con cui ricucire insieme ai corpi anche quello che in noi chiamiamo anima La nostra natura Mortale…Scelgo anche le parole con una cura che sembra maniacale ma che in realtà corrisponde alla cura e alla passione che io credo bisogna mettere in ogni cosa come l’amore per fare bene il proprio mestiere Le scelgo ma anche le lascio andare scorrere fluire sorgere dal profondo della mente e del ricordo e dell’anima Alcune ne in vento come atra addiare malorosamanete che sono dantismi oppure francesismi da brava Napoletana Del resto gli ingredienti della fucina del romanzo sono proprio le parole che fanno parte di quell’insieme di carne sangue pelle ossa parole che è quello che in noi chiamiamo anima corpo La nostra natura Mortale.
Il dio dei corpi(Manni), Dentro le mie mani le tue (Feltrinelli), Per quante vite( Feltrinelli). Tre dei libri più intensi di Marosia Castaldi.
In Italia, alcuni editori, parlano tanto dei grandi numeri e poco dei Grandi Libri. Eppure tu sei una delle più grandi Scrittrici italiane viventi che combatte ancora per restituire alla scrittura un senso “vero e compiuto”. Io ci credo. Ti andrebbe di dirci cosa manca, secondo te, a quella narrativa italiana contemporanea che vende tanti libri (e affolla i festival letterari) pur non facendo davvero il lavoro intenso di chi davvero partorisce storie?
Penso che semplicemente sono persone che non sanno fare il loro mestiere Il che è grave e fa male al mondo agli altri e anche alla fine a se stessi Fanno guadagnare gli editori e forse sono anche contenti come oche giuliva che sono vendute al mercato Bisogna però distinguere i cattivi scrittori dalla letteratura più densa alta ma popolare che ha un suo senso profondo come quella di Baricco e di Saviano che invece sono importanti al pari di libri come i miei o come quelli di Moresco o come quelli di Pasolini. La letteratura La cultura ha un compito o un senso solo se cambia le persone e facendo questo cambia anche il mondo alla fine
Ci parleresti di come hai concepito il tuo primo libro in assoluto e di quanto lavoro hai fatto per l’ultimo uscito di recente per Barbera editore?
Ho concepito il mio primo libro partendo da tante immagini come sempre ancora mi succede Ma il primo non ricordo nemmeno quale fosse tra i molti che ho pubblicato tra piccoli e grandi editori come Feltrinelli Ricordo bene la gestazione del primo Feltrinelli Per quante vite che mi costò lacrime e sangue continui ripensamenti e rifacimenti fino a che in un giorno meraviglioso mi telefonò Gabriella D’Ina a cui il testo era arrivato nella sua versione definitiva portato da Agnese Incisa un bravissimo agente letterario anche delle cause perse come la mia E Gabriella mi disse “Venga Voglio farle un contratto” Fu uno dei giorni più felici della mia vita. Per l’ultimo pubblicato anche se non è l’ultimo scritto anche ho lavorato molto. Ci metto in genere un anno o sei sette mesi per la stesura Poi procedo alla revisione faticosissima E finalmente posso chiudere il libro come finito Diciamo anche se io non credo alla fine definitiva come se ogni libro fosse la perla di una collana costituita da tutto l’insieme delle opere di un autore.
Demoni, Vampiri e Zombie. Pare che la letteratura racconti solo di loro negli ultimi tempi. Eppure io ricordo reading bellissimi in cui(a Torino) dieci anni fa tu leggevi del Capitano Achab e io me lo sognavo la notte. Lo vedevo come un vero mostro. Da allora non ho mai più dimenticato quella tua lettura. La domanda è: Oggi i nuovi autori possono inventare qualcosa di potente come il Capitano Achab? Se sì quali letture consiglieresti a chi vuol raggiungere quella forza narrativa?
Credo ancora nella forza mostruosa demoniaca di Achab e del suo mostro il mostro dell’anima per eccellenza la morte che viene dal mare La morte che viene dalla violenza primigenia della madre La morte in definitiva Consiglierei ancora la lettura della Balena bianca e di Melville insieme a quella della Bibbia.
Il romanzo è morto. La gente non legge più. Lo dicono in giro e lo leggiamo su quotidiani e riviste. Solo giudizi ridicoli: la verità è che librerie cambiano, i lettori anche: ma la grande letteratura resterà sempre. Vorresti dire qualcosa a un Tuo lettore che nel 2135 troverà un tuo libro in Biblioteca o altrove? Se sì, cosa gli diresti?
Gli direi Trattalo come un amico Il libro è corpo è organismo vivente che vive nell’armonia celeste e nella geometria frattale degli icosaedri del cielo e nella geometria dell’estasi di quello che chiamiamo anima La nostra natura Mortale E’ organismo e c aso caos e armonia ordine e disordine Un libro è la vita come camminare pensare mangiare vedere ascoltare soffrire piangere gioire E morte E’ vita Materia materiata là dove la natura si natura e le cose si coalizzano e la materia si materia e Dio si india.
Marosia Castaldi giovedì 25 luglio 2013
Marosia Castaldi*, cuore napoletano residenza milanese. Scrittrice e scultrice cerca sempre di dare spazio alle storie in diversi contesti e sempre con una viva passione. Ha studiato filosofia a Napoli e arte a Brera. Ha pubblicato diverse storie brevi: Abbastanza prossimo (Tam Tam 1986), Casa idiota (Tringale 1990), Piccoli paesaggi (Anterem 1993); e alcuni romanzi La montagna (Campanotto 1991), Ritratto di Dora (Loggia de’ Lanzi 1994), Fermata Km. 501 (Tranchida 1997), Per quante vite (Feltrinelli 1999), Che chiamiamo anima (Feltrinelli 2002), Dava fine alla tremenda notte (Feltrinelli 2004); Dentro le mie mani le tue(Feltrinelli 2007), il saggio La casa del Caos (in “Punteggiature”, Holden Maps, BUR 2001); le prose In mare aperto (Portofranco 2001) e altri libri molto apprezzati da critica e pubblico. Collabora con diverse riviste letterarie e quotidiani nazionali. In qualità di artista ha esposto a Napoli, Milano e Basilea.
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