Sms dalla Campania.

Non ho molto da dire. La gente in Campania muore di tumore da anni, ormai.

Chi sopravvive  non trova un vero lavoro (come pagherà le cure mediche o l’affitto, ad esempio?), oppure non ha un letto d’ospedale in cui farsi curare dignitosamente ( come potranno assisterlo i familiari? dove finiranno gli anziani? E i bambini come nasceranno in questo stato di caos totale?) né la possibilità di far sentire la propria voce per davvero.

Molte domande. Quasi nessuna risposta. In tanti dicono le stesse cose di sempre. Sfruttando il momento di attenzione mediatica verso questa terra. Avete presente quelli che guardano un incidente d’auto in piena autostrada, assumendo quella faccia curiosa incapace di chiedere aiuto?  Ecco cosa accade in momenti difficili come questo: vip  che diventano comunicatori sociali super esperti di ogni questione grave- non tutti loro, ma molti- abbracciano questa o quella causa.  Vi garantisco che certi abili esperti del refrain “lotta-seria-la-campania-non-devemorire” qui non vengono mai.

La comunicazione, satura di promesse,  non diventa azione concreta.

Il problema per noi campani che viviamo qui,- italiani e umani come tutti voi che mi leggete seduti di fronte i vostri monitor-  è serio: le colpe vere, artefici di tutto questo colabrodo quotidiano e puzzolente, sono anche nazionali. Non solo locali.

Stavolta non c’entrano- come dice  e scrive qualcuno- le polemiche da condominio… che mirano sempre a  distinguere il modus vivendi degli abitanti che stanno a  nord o a sud del nostro Paese. La rosa dei venti non indica responsabilità. Siamo tutti italiani e il problema monnezza (urgente, reale…non di certo unico male di questa penisola) è italiano, in toto. Come sono italiani i parlamentari buoni e cattivi, i giornalisti capaci e quelli incapaci, i camorristi pentiti e quelli ancor più attivi di un tempo. Io faccio parte dei comuni mortali. Ogni tanto, quando non se ne può più di tutto questo caos, mi metto a gridare scrivendo quello che sento dentro. Solo questo. Le parole non cambiano il mondo. Neanche le grida. Forse, le storie (quando ben raccontate) questo mondo difficile lo raccontano davvero. Anche a chi non ha orecchie per ascoltare, corrente per accendere  tv o “lingua” per articolare domande. Non mi accontento, non mi rassegno. Rimango qui ad osservare a scrivere. Se avete storie da segnalarmi, raccontarmi o se volete sfogare solo un pensiero indignato io sono qui. Chi scrive ama ascoltare chi ha storie sincere. Chi è portatore di storie, pure se le racconta anche solo a voce, vivrà meglio questo momento difficile.

ps Quanto a Stanislao, lo ringrazio per il pezzo rap che mi ha fatto inserire in un mio racconto che sta facendo il giro del web. Buona lettura a tutti voi e grazie per la tantissime condivisioni, mail e telefonate.
http://terranera-mareblu.comunita.unita.it/2013/10/03/dalla-terra-dei-fuochi-fatui-cap%E2%80%99-e%E2%80%99-munnezza-un-rap-dedicato-a-caparezza/

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