…scrivere con le mani sporche, col terreno nero sotto le unghie, con il sangue sulle labbra spaccate, con gli occhi stanchi e pieni di lacrime, scrivere per mettere punti e virgole e spazi e leggere scie e percorsi in quegli spazi a volte vuoti da morire in un rumore bianco non udibile a volte così pieni da strabordare come un fossato affogato d’acqua dopo il temporale. scrivere provando tutto questo e facendolo provare a chi ti legge. altrimenti, che diavolo si scrive a fare?
Mario Schiavone
Ecco come si “dovrebbe” scrivere. Lo so benissimo, caro Mario.
Sto scrivendo tutto ciò che la mia mente ricorda e il mio cuore apprezza e disprezza. Sentire ancora il corpo martoriato, nonostante siano passati decenni e decenni, è cosa facile e dolorosa; tutto ritorna e tutto si riversa su un A4. Potrebbe caderci sopra una e più lacrime, ma tanto “che me frega”, così è stato quel giorno lontano, ma sempre attuale. Fu così.
Scrivere, anche se si hanno soltanto le elementari o le medie percorse alla svelta in un anno,, potrei considerarlo un modo di scrivere naif; scrivere da chi ignora la sintassi, come il pittore, spesso daltonico, dipinge nel modo in cui recepisce i colori.
La fantasia, per chi non ha vere storie da scrivere, ad esempio chi scrive di SF, è molto importante. Ancora più importante, per ogni scrittore cresciuto senza scuola alcuna, è leggere e ancora leggere (poi, quando si diventa papdri o nonni, si avranno molte storie da raccontare ai propri figli o nipotini).