Buon viaggio, Jill Barklem.

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Solo ieri, quindici novembre 2017, ho appreso della dipartita di Jill Barklem attraverso la sua pagina ufficiale. La mia nostalgia, legata alle sue magiche illustrazioni, rievocando quelle immagini vivide nella memoria si unisce al mio dispiacere nel notare che in Italia nessuno ha dato notizia della sua scomparsa. Questo mi fa riflettere sulla poca attenzione che c’è sui libri per l’infanzia, mi riferisco in particolare a quelli fatti davvero bene e che hanno segnato alcune generazioni.
Jill Barklem nasce a Epping nella contea di Essex, nel 1951, e a contatto con i magici paesaggi della campagna inglese, fin da piccola osserva la natura nei suoi colori. In seguito si iscrive alla St. Martin’s School of Art di Londra per imprimere quelle immagini su carta; scuola che raggiungeva in treno; viaggi in cui aveva diversi momenti per esercitarsi osservando la romantica veduta inglese dal finestrino del treno.
Per ben cinque anni si dedica ad esplorare attentamente la campagna durante le sue passeggiate, e proprio osservando le radici intrecciate di un albero, comincia a fantasticare di una colonia di piccoli animaletti che potessero vivere al suo interno. In quei giorni nacque l’idea utile a costituire il nucleo narrativo fondante di quella storia che diventerà la serie Boscodirovo (Brambly Hedge).

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La ricerca attenta dei dettagli è quello che caratterizza i suoi lavori, strutturando genealogie di topolini, di ricci e piccoli animaletti antropomorfi che abitano il bosco. Lo studio della storia dura ben dodici anni e prende vita la raccolta delle prime storie: Le quattro stagioni di Boscodirovo.
Libri destinati a un pubblico di bambini che in modo apparentemente semplice – come la mano di Beatrix Potter – contengono storie delicate di famiglie e amici animali che vivono la loro quotidianità cucinando, facendo il bucato, raccontandosi storie la sera, intrattenendo col gioco quei figli che appartengono a specie diverse fra loro. Un amore familiare che vive e perdura senza i pregiudizi che caratterizzano gli esseri umani, ma con tutta la vita magica che un sottobosco nasconde.

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Lo stile fiabesco dei suoi disegni si ispira all’illustratore inglese del periodo vittoriano, Arthur Rackham, illustratore di libri per l’infanzia e non, che riusciva a realizzare tavole oniriche intrise di magia (fra i tanti Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan, le Fiabe dei fratelli Grimm, Canto di Natale, Sogno di una notte di mezza estate, I viaggi di Gulliver, le Fiabe di Esopo, L’anello dei Nibelunghi).
La Barklem dedica con dovizia ai particolari, donando una delicatezza a quei colori tenui dell’acquarello utilizzato per creare scenari di molteplici fantasie nei bambini che li osservano.
Negli anni ’80 anche in Italia i suoi libri vengono pubblicati in una curata edizione cartonata e da piccola, parallelamente alla storia scritta che narrava dei piccoli abitanti di Boscodirovo, mi ritrovavo ad osservare per ore quelle illustrazioni colme di dettagli e dipinte con colori vivaci. Le casette adorabili allestite nelle tane o nel tronco di alberi cavi, contenevano moltissimi oggetti e particolari, e le illustrazioni di scene comuni diventavano luoghi di ulteriori storie capaci di offrire spunti fantastici utili a nutrire l’immaginazione di ogni bambino.
La coerenza narrativa di quelle storie è data dai colori della stagione che contornano le storie, dal clima, o dai semplici oggetti che un piccolo animale poteva portare o usare. Lo stesso accadeva nella gestualità quotidiana: dalle usanze rurali, ai modi di vestire, fino alla frutta e alle verdure di stagione, ogni elemento rispettava il piccolo mondo del sottobosco.
I valori come l’altruismo, la generosità, la solidarietà, l’operosità del mondo della campagna caratterizzano le sue storie d’avventura mai banali, le quali narrate attraverso un linguaggio capace di stimolare l’intelligenza dei bambini-lettori fanno sì che i suoi libri diventino dei classici.

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Purtroppo l’illustratrice aveva avuto da piccola un distacco della retina, incidente che con il passare degli anni le peggiora la vista; e anche se nuove storie appariranno ancora per anni, fino a quando il suo tratto artigianale capace di creare quelle tavole uniche non diviene per lei inapplicabile. Tempo dopo si sottopose a un intervento, nonostante il quale non riuscirà più a disegnare. Questa mancanza non le impedirà di diventare ancora più celebre grazie agli adattamenti delle sue storie in film animati realizzati in stop motion o in classici cartoni animati.
Il silenzio che ha accompagnato la sua scomparsa sembra ricordare le atmosfere di quella remota campagna inglese in cui lei e i suoi piccoli personaggi hanno vissuto, e così mi piace immaginarla seduta al tavolo in quelle piccole casette vicino al camino con topolini, ricci e tassi. Lei e tutte quelle creature speciali presi dal raccontarsi nuove avventure.

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Annalisa Rascato

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