5 domande orticanti al Regista Ugo Gregoretti: eterno Peter Pan e Narratore anarchico

Mario Schiavone che intervista Ugo Gregoretti per Inkistolio,Storie Orticanti. Foto di Annalisa Rascato.Tutti i diritti riservati.

Il 16 Gennaio 2014 il Regista Ugo Gregoretti, presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Imprenditoria e Creatività per Cinema, Teatro e Tv. La seduta di Laurea era presieduta dal Rettore Lucio d’Alessandro, il regista Mario Martone, l’antropologo Marino Niola e tra i presenti illustri in sala anche il Regista Luigi Di Gianni. Noi di Inkistolio c’eravamo, e gli abbiamo fatto 5 domande orticanti.

se potessero dare fuoco a i musei alle sovrintendenze alle pinacoteche alle sale cinematografiche ai teatri”

(Ugo Gregoretti)

Come si sente oggi Professore?

Pensavo che avrei evitato di pensare a tutto questo, fino ad oggi perché volevo rimanere calmo. Un’utopia.

 

Non sembrava vera questa cosa bella?

Non riesco a crederci, una chimera. E quindi mi lusingo per aver mantenuto un sentimento un po’ distaccato del fatto. Oggi che invece il fatto accade sono emozionato, ho perso la mia tracotanza. Leggerò una così detta lectio magistralis temendo di fare un sacco di papere.

 

A proposito di papere, dopo La ricotta di Pasolini e il suo Pollo ruspante  qual è la pietanza che manca nel cinema italiano oggi? Cosa manca al cinema italiano oggi?

A questo cinema manca tutto. Nel senso che manca, innanzitutto, il pubblico che stimi e apprezzi e che voglia il cinema italiano di oggi. Che è tutt’altro che disprezzato. Abbiamo una serie di autori eccellenti, ma purtroppo manca il pubblico. Mancano le sale in cui proiettare in modo continuo e convinto il cinema di qualità: queste multisale periferiche che campano di pop corn e filmacci. Poi ci sarebbero anche i produttori, le potenzialità perché il nostro cinema riconquisti prestigio e importanza.

Perché in questo paese sembra che ci si sia dimenticati della cultura e contano solo il potere e i soldi?  Se la sente di dirci che direzione ha preso la cultura in questo Paese?

Perché i nostri uomini di Governo sostengono che noi siamo il Paese più ricco di cultura e di opere d’arte e di questo e di quello di tutto l’Occidente. Poi sono i primi a fregarsene. Predicano bene e razzolano male, perché non gliene importa niente…  se potessero dare fuoco a i musei alle sovrintendenze alle pinacoteche alle sale cinematografiche ai teatri… c’è questa contraddizione siamo il paese più ricco di cultura della terra e siamo allo stesso tempo il paese più ricco d’ignoranza della terra. A tutti i livelli.

 

Siamo messi peggio che nel romanzo Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, dice lei?

Il Paese non è colto, non viene iniziato con la confidenza alla cultura e non vede l’ora di non andare più a scuola.  

 © Mario Schiavone 2014 per Inkistolio: Storie Orticanti.  RIPRODUZIONE TESTI e FOTO RISERVATA.

Cinque domande a Marco Missano

Marco Missano* regista e sceneggiatore di talento racconta come e perché ha scelto questo lavoro.

Nato ad Agropoli. Trapiantato a Roma. Sempre in giro per il mondo, per creare nuovi lavori. Cosa ti spinge a muoverti tanto?

Beh, Roma non è poi così lontana, invece Milano inizia già a diventare un problema. Scherzi a parte, il fattore che mi spinge ogni volta a muovermi tanto è la consapevolezza di aver scelto il lavoro che ho sempre sognato di fare, questo alimenta la voglia di mettermi sempre in gioco. Certo, un po’ folli bisogna esserlo.

Forse non ricordi questo episodio: anni fa, viaggiando in treno, ti ho fatto alcune domande sul tuo futuro da creativo sregolato. Ricordo bene che avevi già una visione di quello che volevi fare da grande: è questa, secondo me, la ragione di successo di un Regista dal talento puro. Cosa ti ha spinto a non mollare mai in tutti questi anni?

Oddio, non mi ricordo! Non ti nascondo che non è stato affatto facile e ancora ce n’è di strada da fare. Sino adesso, è stata la mia natura autolesionista, condita con una forte dose di autocritica che mi ha aiutato a capire dove migliorare. Prima succedeva con i videoclip, adesso con gli spot… poi chissà!  😉

Non credi nelle scuole, pur avendone frequentate di valide. Cosa consiglieresti a un giovane creativo che vuol svolgere il tuo lavoro in un mercato così difficile?

Questo è un lavoro in cui la conoscenza “tecnica” serve, ma non è cruciale. La scuola può gettare basi sulla conoscenza esterna del mondo del cinema/tv… ma scrivere per emozionare oppure girare un film è un processo così personale e intimo che nessuno è in grado di dire quali sono gli ingredienti giusti o sbagliati. La creatività è un muscolo che va allenato costantemente. Io ho iniziato con i videoclip, il mio consiglio è contattare le band e proporsi. I videoclip sono un’ottima scuola personale.

In ambito musicale hai lavorato con artisti di ogni genere: solo per citarne un paio, dai talentuosi musicisti della band A toys Orchestra allo straordinario Raphael Gualazzi. Che cosa stai progettando per il futuro?

Ho sperimentato molto in questi anni, dalla stop motion a varie tecniche visive. Sin da piccolo, ho sempre sognato di fare cinema… in questi giorni ho terminato la sceneggiatura del mio primo film. Incrociamo le dita.

Raccontami, se ti va, di un oggetto della tua infanzia che ti rappresenta.

Senza ombra di dubbio il Videoregistratore… ma anche le VHS dei viaggi delle mie sorelle che amavo cancellare per registrarci film come RITORNO AL FUTURO, GLI ACCHIAPPAFANTASMI e altri.

*Marco Missano, è nato ad Agropoli (Sa) e vive a Roma. Ha vinto diversi premi in Italia e all’estero come autore di Videoclip di successo. Ha realizzato i video musicali di artisti internazionali, fra gli altri: Raphael Gualazzi, Toys Orchestra e Julie’s Haircut.

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