
“ Il luogo a cui penso più spesso, che io scriva o meno, è la metropolitana, qualunque metropolitana. Credo sia una specie di fissazione” (Gianni Montieri*)
Sei un autore di poesie, ma te la cavi benissimo anche con la prosa. Che differenza c’è, secondo te, fra i due tipi di scrittura?
È una domanda complicata, per la quale credo non esista risposta esaustiva. Se c’è io non la conosco. Posso dirti cosa credo che non debba mai mancare né in prosa né in poesia: la cura e la pazienza. Saper aspettare le parole e avere l’onestà di tornarci sopra dopo averle scritte, e alla fine saper rinunciare a parecchie scelte fatte in precedenza.
Vivi a Milano, ma sei di Giugliano. I tuoi testi parlano, spesso, di persone e luoghi. Quando scrivi le tue storie, a quali persone e luoghi pensi?
Non credo di pensare mai a nulla quando scrivo, ma penso molto prima della scrittura (se vuoi, anche in maniera inconscia). La scrittura per me è la fine di un processo di osservazione, di ragionamenti, a volte di ricordi. Quasi sempre scrivo quando viene il momento di fare ordine. Il luogo a cui penso più spesso, che io scriva o meno, è la metropolitana, qualunque metropolitana. Credo sia una specie di fissazione.
Hai scritto spesso di Carver, per passione… non per moda. Come ti spieghi tanto interesse verso Carver, da quegli stessi lettori italiani che non hanno il minimo interesse verso gli autori di racconti italiani?
Non saprei davvero rispondere qui, molto del merito del successo di Carver in Italia è dovuto al suo traduttore, il bravissimo Riccardo Duranti. Duranti ha saputo trasferire la lingua asciutta, d’acciaio e compassionevole di Carver nella nostra. Il resto del lavoro l’hanno fatto le storie di Carver che sono meravigliose e uguali a niente altro. Carver è l’America senza il Sogno Americano, è la letteratura. I lettori italiani (i pochi che leggono) credo che abbiano interesse per i racconti di autori italiani ma l’offerta editoriale mi pare ridotta al minimo sindacale. Se uscisse domani mattina un libro di racconti di un italiano, di bei racconti, lo comprerei immediatamente. Per via del Blog (Poetarum Silva) leggo spesso racconti e saltano fuori meraviglie con una discreta frequenza.
Cosa pensi si possa raccontare oggi? Davvero è finito il tempo delle storie (nello specifico del romanzo),come postulato da diversi “profeti” della critica letteraria?
Non credo sia finito il tempo delle storie, non so nemmeno se sia finito “il romanzo” così come lo si è sempre inteso. Io credo si possa raccontare di tutto, mi piacerebbe dopo un intenso e doveroso bagno di realtà che si cominciassero a riscrivere storie assurde, che tornasse l’invenzione allo stato puro. Tipo un cappero di Lipari che mette una bomba in una pescheria perché tradito da un’acciuga. Raccomandazione che faccio anche a me.
Se si è intelligenti si può fare anche altro, vivendo felici senza scrivere. Te la senti di dirmi perché scrivi?
Io faccio altro, altrimenti col cavolo che pagherei l’affitto ma ti rispondo: scrivo perché mi piace, mi piace un casino.
Gianni Montieri* è nato a Giugliano, provincia di Napoli nel 1971. Vive e lavora a Milano.Ha pubblicato a febbraio 2010 (seconda edizione marzo 2011) il suo primo libro di poesie: “Futuro Semplice” ed. LietoColle. Suoi testi sono presenti in alcune antologie e sui principali siti letterari.. Su ARGO VIXI e ARGO H2O(diciassettesimo e diciottesimo numero della rivista monografica Argo). La sua rilettura della fiaba Il pifferaio magico è pubblicata nel volume Di là dal bosco (edito da Le Voci della luna: info@dotcompress.com) è capo redattore di Poetarum Silva, redattore della rivista monografica Argo (sito:Argonline) Collabora con la rivista letteraria bimestrale Quilibri. Scrive per BookDetector.
Per saperne di più:
http://giannimontieri.wordpress.com/
© Mario Schiavone per Inkistolio: Storie orticanti. RIPRODUZIONE RISERVATA DEI TESTI.
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