3 domande (più 2) a Veronica Tomassini

Sangue di cane, di Veronica Tomassini
Sangue di cane, di Veronica Tomassini

“So soltanto che la scrittura è un destino, almeno per me, non il passatempo della domenica…”

(Veronica Tomassini*)

Il tuo primo libro, “Sangue di cane” (Laurana 2010), ha avuto un buon successo di critica e pubblico. Quanto tempo hai dedicato a ideare quella storia?

Il romanzo racconta molto liberamente la mia vita, dunque posso dire che ad esso ho dedicato una parte della vita, vicende che mi hanno riguardato. Il romanzo è stato scritto in tre mesi. Non riesco a “ideare” un testo, non ci ragiono prima; per me in generale la letteratura deve sporcarsi le mani con la vita, non potrei (adesso parlo da lettrice) appassionarmi ad un libro che in qualche maniera mente, aggiungo poi che la letteratura non sa mentire.

Pensi di continuare a scrivere solo libri o hai in mente di dedicarti anche ad altri progetti artistici legati alla scrittura?

So soltanto che la scrittura è un destino, almeno per me, non il passatempo della domenica, è il mio lavoro da anni, è un fatto naturale, necessario, come respirare, scusate l’ovvietà ma è così. Senza la scrittura, non sono niente, ecco tutto, è lei che mi mantiene salda, in equilibrio, pretende spesso solitudine persino alienazione, prendere o lasciare.

Secondo te la scrittura on-line distrae dalla scrittura “ragionata” con cui s’inventano storie per i libri?

Possibile, non ho ancora capito in realtà, ma non farei quel distinguo, esiste la scrittura, la buona scrittura.

C’è un autore- non vivente- che hai come riferimento quando scrivi?

Amo i russi, il realismo russo, e ho amato gli scrittori del neorealismo.

Ti andrebbe di raccontarci di un oggetto dell’infanzia che ti rappresenta?

Non ne ho, non saprei, non avevo giocattoli, bambolotti, avevo un amico immaginario, ma non era un amico, era un nemico, lo odiavo, ero competitiva con lui, ma lui vinceva sempre.

Veronica Tomassini*  è una scrittrice siciliana, di origini umbre. Ha scritto per  il quotidiano La Sicilia – dal 1996 al marzo 2013. Il suo libro d’esordio,“Sangue di cane”( Laurana Editore 2010) ha ricevuto grande attenzione da parte di critica e pubblico. Collabora con Il Fatto Quotidiano e scrive (quasi) ogni giorno sul suo blog: http://www.veronicatomassini.wordpress.com

 © Mario Schiavone, per Inkistolio: Storie Orticanti.  RIPRODUZIONE TESTI RISERVATA.

3 domande (più 2) a Valter Binaghi

Valter Binaghi, scrittore e insegnante di filosofia
Valter Binaghi, scrittore e insegnante di filosofia

“Trascendere la percezione superficiale degli eventi e sedurre al mistero dello spirito è l’unico servizio che la letteratura può fare al lettore.” (Valter Binaghi*)

Hai cominciato a scrivere tardi, se non ricordo male. Quale urgenza avvertivi dentro di te la prima volta che hai scritto?

Un’urgenza più polemica che letteraria. Il primo tentativo è stato un romanzo (mai pubblicato e che ora mi pare sinceramente illeggibile) sull’avvento del berlusconismo. Poi per fortuna mi ha preso una certa tenerezza per la mia infanzia e la mia terra, ed è nato “Robinia Blues” (Dario Flaccovio Editore 2004), che resta il mio romanzo più “romantico”.

Scrivi sul blog Vibrisse, fra gli altri temi, anche di “Conoscenza simbolica”. Quanto studio dedichi a questo tema a te caro?

Tutta una vita. In pratica è il mio principale interesse teorico dai tempi della tesi di laurea in Filosofia (1983). Ancora oggi la saggistica che leggo riguarda direttamente o indirettamente questo.

Hai scritto, a 4 mani con Giulio Mozzi, “10 buoni motivi per essere cattolici”. Ti andrebbe di dirci com’è nata questa collaborazione?

Giulio lo conoscevo dal 2006, quando era editor di Sironi e ha seguito la pubblicazione del mio romanzo “I 3 giorni all’inferno di Enrico Bonetti, cronista padano” (Sironi 2007). Siamo diventati amici a poco a poco, vedendoci raramente ma discutendo parecchio sul suo blog o il mio, per lo più intorno ad argomenti religiosi e morali. L’idea del libro è stata sua: me l’ha proposto e ho accettato con gioia.

In giro sul web, in tanti, chiedono consigli sulla scrittura. Raramente consigli di lettura. Cosa diresti, invece, a un aspirante Lettore in questo delicato momento storico?

Di cercare una visione integrale e non caricaturale o puramente polemica (ipotecata dall’ideologia) dell’uomo. E di lasciar perdere i funambolismi linguistici che sono arlecchinate per avvolgere il nulla. Trascendere la percezione superficiale degli eventi e sedurre al mistero dello spirito è l’unico servizio che la letteratura può fare al lettore.

Ti andrebbe di parlare delle cose belle che ami fare quando non scrivi?

Passeggiare in campagna, occuparmi dell’orto, suonare la chitarra, cantare, insegnare filosofia ai miei alunni ma soprattutto condividere oasi di silenzio con la mia donna, perché senza di lei sono la metà di me stesso.

*Valter Binaghi, scrittore insegnante e musicista, ha formato diverse band di musica blues. Negli anni 70 ha scritto, in qualità di redattore, per la rivista Re Nudo.
Ha pubblicato romanzi e lunghi racconti: L’ultimo gioco, con Edoardo Zambon (Mursia 1999), Robinia Blues (Dario Flaccovio Editore, 2004), La porta degli innocenti (Dario Flaccovio Editore, 2005), I tre giorni all’inferno di Enrico Bonetti, Cronista padano (Sironi, 2007), Devoti a Babele (Perdisa, 2008), Ucciderò Mefisto (Perdisa, 2010), La Sposa Nera (Senza Patria, 2010), I Custodi del Talismano (SottoVoce, 2010. Con Giulio Mozzi ha scritto Dieci buoni motivi per essere cattolici(Laurana, 2011). Il suo ultimo libro è: Melissa, la donna che cambiò la storia (Newton Compton, 2012). Scrive articoli molto interessanti sul bollettino di letture e scritture fondato da Giulio Mozzi: “Vibrisse”.

 © Mario Schiavone, per Inkistolio: Storie Orticanti.  RIPRODUZIONE TESTI RISERVATA.

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