Intervista esclusiva: 5 domande allo scrittore Mario Capello.

Mario Capello

“Karadzic era un poeta, per esempio, e uno psicologo e ciò non gli ha impedito di provare a distruggere Sarajevo.”
(Mario Capello*)

Ormai, dopo anni di apprendistato, sei al terzo libro. Quando e perché hai cominciato a scrivere?

In effetti, per quanto possa suonare stucchevole (e chi mi conosce sa quanto odi ogni svenevolezza), desidero scrivere da sempre. Da quando sono bambino. Ma cominciato, seriamente, ho cominciato tardi (fino ad allora ho letto). Ai tempi della scuola Holden e poi, più seriamente, subito dopo averla terminata, in un periodo complesso ma fecondo della mia vita – un lavoro, il figlio appena nato, una casa da mettere su. Al tempo fu come se qualcosa si fosse sbloccato. Di sicuro, dovevo liberarmi di un sovrappiù di cerebralità che mi frenava. Ho deciso, allora, di scrivere una storia che riuscisse a trasmettere certe emozioni – la nostalgia, l’amore per i genitori, il senso di perdita che si prova quando si smette di essere bambini – anziché certe idee. E, tutto sommato, ha funzionato.

La tua scrittura è asciutta, pulita; infatti produce movimenti, onde narrative portatrici di significato. Quanto tempo dedichi alla riscrittura delle tue storie in fase di stesura?

Di solito la prima stesura è molto veloce, per quanto proceda sempre a brani e brandelli – a causa del tempo rubato ad altro (compresa una pigrizia profonda). Poi ci torno su, più volte. Ma è difficile che cambi qualcosa di davvero sostanziale – la macrostruttura, per esempio, ancora non mi è capitato di cambiarla granché. In effetti non sono mai riscritture. Più che altro, limo, aggiusto. Le parole, il ritmo, il giro di frase. Da solo, prima e poi affidandomi agli editor di cui mi fido.

Se la letteratura- come sostengono molti – non cambia il mondo, a che serve?

Oh, be’ la letteratura diverte, emoziona, scuote, coinvolge – mi sembra già molto. La letteratura arricchisce il tuo vocabolario (non solo verbale) e così facendo ti dà degli strumenti per leggere meglio la realtà. Non ti rende necessariamente una persona migliore, ma di sicuro ti rende più articolato. Non mi sembra cosa da poco. E poi, la letteratura diverte (l’ho già detto?).

Un sindaco italiano, figlio di un poeta, ha ben pensato di mettere all’indice una serie di libri: senza dover dar conto a nessuno della sua decisione. Cosa pensi di questa scelta tragica e assurda?

Che non è assurda, ma, anzi, è la logica conseguenza di un discorso che, purtroppo, è molto diffuso. Un discorso che prevede la difesa – risentita, rancorosa e spaventata – di uno status quo, costi quel che costi. Che l’autore del gesto sia figlio di un poeta non mi stupisce affatto – Karadzic era un poeta, per esempio, e uno psicologo e ciò non gli ha impedito di provare a distruggere Sarajevo. Non voglio dire che la strada imboccata sia quella (mi auguro proprio di no). Ma che non sappiamo davvero impare nulla dal passato, neppure recente.

Puoi dirci qualcosa del tuo prossimo libro? (Se non ne hai uno nel cassetto, puoi usare lo spazio di questa domanda per parlarci di un tuo autore preferito.)

No, per scaramanzia. Ma spendo con piacere qualche parola su Ferito a morte di La Capria. Un libro importantissimo, per me, fatto di atmosfere, luce e corpi. Di emozioni evocate e suggerite e struggimento e rimpianto e senso di perdita. Uno di quei rari romanzi in cui ricerca e perizia formale e capacità di emozionare raggiungono una sintesi perfetta. Se per caso non doveste averlo letto, fatelo. Per quanto mi riguarda, vi invidio, perché dovete ancora leggere Ferito a morte per la prima volta.

Mario Capello è uno scrittore italiano. Vive a Torino, dove lavora in ambito editoriale. Il suo ultimo libro è “L’appartamento” (Tunuè Editore, 2015.)
Per acquistare il libro e per saperne di più sull’autore:
http://www.tunue.com/it/home/299-l-appartamento.html#.VaUtcPntmko

5 domande orticanti a Antonio Maria Logani: uno scrittore divertito e divertente!

Antonio Maria Logani-Scrittore“Bene. Vuoi fare lo scrittore. Allora improvvisami quello che ti passa per la mente. Oppure improvvisami un racconto…”(Antonio Maria Logani*)

Da quanto tempo scrivi e cos’è per te la scrittura?

Scrivo da molto prima che iniziassi a lavorare, quindi dal 1960. La scrittura non è altro che quel pensiero libero, a volte fantasioso, messo nero su bianco.

Parteciperesti mai a un talent show sulla scrittura?

Sì. Soltanto se per talent-show si intende improvvisazione di un racconto o di una favola da parte dei partecipanti. (vedi improvvisazioni musicali).

Cosa manca ai lettori italiani… considerata la loro latitanza nei confronti delle biblioteche?

Ai lettori italiani manca la disciplina educativa. Quella disciplina letteraria che per me sarebbe d’obbligo  sin dalle elementari. (Vedi lingua inglese). Anche se è impossibile far uscire l’amore insegnandolo. Se non ami, non senti, una cosa non la puoi capire. Così è il talento e così è la latitanza dalle biblioteche.

Che cosa diresti a un figlio o nipote capace di porre una domanda tipo: Vorrei fare lo scrittore, cosa ne pensi?

A mio nipote o figlio o semplicemente un richiedente consiglio, direi e chiederei; -Bene. Vuoi fare lo scrittore. Allora improvvisami quello che ti passa per la mente. Oppure improvvisami un racconto o una favola partendo, ad esempio, “aveva una casetta piccolina in Canada”.

Cosa stai scrivendo in questo periodo?

Sto lavorando a due romanzi; Sex,drug,spaghetti e Rock&roll, e Il manuale del vero coatto.

Antonio Maria Logani* è uno scrittore italiano. Ha una pagina fb molto attiva su cui c’è scritto che vive presso: “Ho chyu han 451”. 

Il suo blog personale è questo: http://logani.wordpress.com/

Il suo ultimo libro in formato e-book “Fatti & misfatti” appena uscito, lo trovate qui:http://www.amazon.it/Fatti-Misfatti-Ernesto-Antonacci-ebook/dp/B00GSUS3R8/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1385567179&sr=1-1&keywords=fatti+e+misfatti+logani

“Qui non crescono i fiori” : appunti pensati per un libro che vi consiglio.

"Qui non crescono i fiori" primo romanzo di Luca Giordano pubblicato da Isbn Edizioni di Milano.
“Qui non crescono i fiori” primo romanzo di Luca Giordano pubblicato da Isbn Edizioni di Milano.

“Qui non crescono i fiori” di Luca Giordano (Isbn Edizioni 2013, 198 pagine euro 17,90). Appunti per una non recensione.

Quando un libro ti piace è difficile scrivere una recensione. Per mille motivi. Dopo aver preso diverse pagine di appunti, ho pensato di provare a parlare di questo libro utilizzando un elenco. Possa perdonarmi l’autore, per questo elenco. Di lui ho molta stima per le storie che pensa e scrive.

“Qui non crescono i fiori” è un libro valido e bello perché:

-Contiene una storia credibile dalla prima all’ultima pagina.

-I personaggi hanno personalità, non sono fatti di carta velina e spago.(Per questo- quando uno scrivere storie valide- si chiamano personaggi e non burattini.)

-Non c’è il lieto fine? C’è? Non ve lo dirò io. C’è un finale giusto e potente.

-Le descrizioni di quel Sud sono molto vivaci e precise: l’autore non vive al sud, ma è uno ha viaggiato a lungo. Muovendosi dentro bei film, bei libri e paesi lontani: per scrivere bene forse non è indispensabile. Diceva un meccanico del mio paese, “Puoi nascere in un Ristorante e da grande vendere chiodi per anni. L’importante è sapere dove mettere i chiodi se si rompe un tavolo da ristorante.”

-Il disegno in copertina è fortemente evocativo. Anche il rosso di cui sono sporche le pagine lo è. Colori a parte, è un libro che ha pure alcuni odori: mentre lo leggi senti la sabbia, il sale, il mare e l’aria che c’è quando alle due di pomeriggio sei al sud e fa’ così caldo che pare voglia venire la fine del mondo. (se poi viene la fine del mondo davvero, meglio attenderla con un buon libro. O no?)

-Le storie (di mare, di famiglia, di disperazione, di rabbia, di sogni, di albe che non arrivano mai e tramonti che sembrano aspettarti con puntualità svizzera) come quella di “Qui non crescono i fiori”  sono poche. Mi è venuto in mente che storie così da piccolo mi capitava di leggerle a scuola, nell’antologia delle medie. Erano belle: ma spesso troppo brevi. Questa storia l’ho letta durante la fase di recupero post-intervento al ginocchio. Leggevo e dicevo: caspita, ma questo Giordano da quanto scrive?

-In alcuni punti la storia sembra un racconto per immagini. L’autore è uno sceneggiatore, certo. A rileggerla, questa storia, ti accorgi che l’effetto “appunti visivi” utilizzato in alcune frasi poste fra parentesi tonde è voluto.

-Si legge e si rilegge. C’è un’alternanza narrativa del “prima” e del “dopo” che funziona davvero. Duecento pagine di narrativa contemporanea, di questi tempi (quando non è buona narrativa) ti portano ovunque. “Qui non crescono i fiori” ti fa stare in quello spazio narrativo e basta. Mica male.

-Se proprio non mi credete, posso garantirvi che durante un controllo medico al ginocchio ho raccontato la trama del libro a un medico che legge pochissimo. Ha preso nota del titolo. Poi l’ha comprato davvero, il libro di Luca Giordano.

-Potrebbe non essere un libro perfetto, ma che importa? Si tratta del suo primo romanzo: niente è mai perfetto quando ti cimenti per la prima volta con una materia difficile come la scrittura. Sicuramente è uno dei più bei libri di narrativa contemporanea fra i tanti pubblicati in questo 2013. Lo dico da ex commesso di libreria, non per altro.

-Se amate il mare, il sud, le isole, le famiglie anomale e anche le terre dove non crescono i fiori… questo libro è per voi.

Ps Non mi pagano per scriverne. Niente di niente. Leggo tantissimo, recensisco solo quello che mi piace. Tutto qui.

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