Ho vissuto, intorno ai venti anni d’età, per un lungo periodo della mia vita a Torino.
Lì ho frequentato una scuola di scrittura creativa (ci andavo ogni giorno, con dedizione) e una facoltà universitaria (sedevo tra quelle aule numerate e affollate molto raramente, con avvilimento e senso di vuoto interiore).
Nella scuola di scrittura, in compagnia di un gruppo di aspiranti registi sceneggiatori e narratori, ho appreso che le Grandi idee creative partorite in piena notte e di punto in bianco non esistono. Ciò che è possibile ritrovare, in un momento poco preciso, è una certa visione del mondo e del gesto creativo; però servono tantissime letture e una quantità innumerevole di ore investite nel pensare (prima) e scrivere (dopo).
C’era, nella scuola di scrittura che ho frequentato, un senso fraterno fra noi allievi che in vita mia ricordo di aver provato solo da piccolo, quando ero un boyscout.
Dopo quel senso di fratellanza utile a stare insieme, venivano l’amore e il rispetto per i classici della letteratura, del cinema, del teatro e del fumetto: nessuno di noi aspirante scrittore o regista avrebbe mai ignorato i “maestri” o fatto di tutto per “dimenticarli” nel vano tentativo di una ricerca artistica fallimentare sin dagli esordi.
Se scrivo tutto questo pur sapendo (forse) di potermi sbagliare, c’è una ragione: molte di quelle persone, ragazzi e ragazze di allora che ho sentito molto vicini a me in un senso unico e speciale di fratellanza, oggi sono irriconoscibili. Svolgono il loro lavoro dei sogni. Leggi i loro nomi sui giornali e sulle copertine dei libri. In cima alle sceneggiature e in coda ai titoli dei film finiti. Eppure, alcuni di loro, a guardarli bene, hanno perso quel senso della ricerca artistica che rendeva ognuno di loro un semplice e comune appassionato fruitore di narrazioni e probabile futuro autore di storie.
Perché accade questo? Non ho una risposta. Manca il senso del gesto, una direzione interpretativa utile a capire meglio il perché del fenomeno. Ed io? Io che ero uno di loro, cosa faccio oggi? Sto in silenzio. Seduto a guardare. Oppure scrivo, sempre in silenzio. Cercando di ascoltare gli ingranaggi della mente che cigolano alla ricerca di una visione possibile delle cose che mi circondano. Tutto qui.
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